La Città
Ultima modifica 5 dicembre 2019
Le origini
La convinzione popolare dell’origine etrusca di Melzo è legata all’assonanza con il nome della città estrusca “Melpum”. A tutt’oggi però, tale convinzione non ha trovato nessun riscontro oggettivo ed anzi, si ritiene tale ipotesi infondata.
Tra gli storici antichi che narrano dell’avanzata etrusca in territorio lombardo tra il VI ed il V secolo a.C., Plinio il Vecchio parla nella sua opera “Naturalis Historia” della notorietà di una certa Melpum, aiuta sicuramente a concretizzare un’ipotetica ricostruzione storica, ma mancano testi che diano conferme oltre la somiglianza fonica del nome e della posizione geografica.
Per meglio chiarire le origini della nostra Città, non sono sufficienti i ritrovamenti archeologici, quali:
- Il Sepolcreto pre-romano, scoperto nel 1926, sembrerebbe testimoniare un’epoca precedente alla prima invasione gallica ed una periodizzazione più antica di quella etrusca.
- Il Cippo Funerario, ritrovato a pochi chilometri dalla Città, nei pressi della cascina Gardino di Comazzo, creato in tempo neoclassico e non da mano etrusca.
Giunti a questo punto, è frutto di congetture sapere dove possa sorgere esattamente Melpum (o Melphum); da studi fatti in proposito la si può collocare su un terreno di natura paludosa, caratteristica tra l’altro dell’intera pianura, per cui abbastanza fertile da diventare l’obiettivo delle future invasioni, per esempio quelle celtiche.
Importanti cambiamenti si potranno vedere nel periodo della dominazione romana, quali le opere di disboscamento e di sistemazione idraulica, per quanto concerne l’aspetto prettamente agricolo. Si sviluppano anche tecniche ed attrezzi idonei alla manutenzione dei prodotti e alla cura del territorio. Tutto ciò comporta anche un incremento dell’allevamento ed un conseguente sviluppo di artigianato di sussistenza.
La sorte della cittadina segue di pari passo le vicende economiche dell’impero romano, andando incontro alle stesse malaugurate sorti dovute alle invasioni barbariche.
Leggi volantino MELZO ATTRATTIVA: mille anni di storia in sintesi
I secoli successivi
Il 539 d.C. è l’anno in cui, probabilmente, Melzo viene distrutta per opera dei soldati di Uraia, nipote di Vitige re dei Goti.
Ininfluenti furono i tentativi di riportare la cittadina agli antichi splendori, vani risultarono la costruzione di mura e fortificazioni. Melzo aveva, così, perso la forza necessaria per una reale indipendenza e autosufficienza: ciò significava entrare di fatto nell’orbita politica ed economica della vicina Milano.
Tra il VII ed il X secolo, periodo della dominazione longobarda e del regno dei Franchi, si suppone che Melzo sia organizzata su una comunità rurale che vede liberi proprietari, autogovernati, affiancati da coltivatori che tengono un terreno per conto di altri, laici od ecclesiastici.
Dal IX secolo si hanno notizie di sistemazione e di miglioramento idrico per quanto concerne l’agricoltura praticata nella pianura lombarda. L’intero territorio si ricopre di fortificazioni e si popolano i centri abitati; ma si deve attendere il secolo successivo per ritenere modificata la vita del piccolo centro. E’ il XII un secolo veramente importante per Melzo perché diventa comune rurale, riconoscendosi quale “borgo”.
In questa fase inizia una sistematica e profonda opera di ricostruzione, a cui contribuiscono i monaci delle abbazie ed i coltivatori locali, sui quali si fonderà l’espansione economica e produttiva che nel Quattrocento vedrà l’introduzione di nuove colture (si pensi all’invenzione del “prato invernale”, ideale per lo svernamento delle mandrie).
Il finire del XII secolo vede il territorio milanese soggetto a guerre per il dominio di Milano. Melzo viene conquistato dalla casa della Torre (o torrioni). Fino al XIV secolo Melzo non riscuote molta importanza sul piano agricolo della regione. Nel secolo successivo le continue guerre tra Venezia e Milano vedono in Melzo un crocevia imprescindibile, di conseguenza se ne ha una considerevole rivalutazione.
12 Luglio 1412: data importante perché il duca Filippo Maria visconti emana un decreto nel quale si stabilisce la nascita di Melzo a nuovo feudo, aggregando in esso feudi ecclesiastici estinti e terre libere. Melzo diventa così la sede delle avanzate milanesi, in questo modo però va via via impoverendosi perché è soggetta alle continue distruzioni che la vedono protagonista nelle guerre contro Venezia (1431-1448). Tutta questa situazione causa la rovina dei raccolti e dei mulini, sino ad arrivare alla diffusione di epidemie letali.
La pace viene ritrovata dal 1450, quando Melzo assolve la funzione di retrovia. Nonostante questo i problemi di Melzo sono ancora tanti: tra questi i maggiori si identificano con le ingenti tasse e gli alloggi delle milizie da sfamare.
Nel 1466, dopo la morte di Francesco Sforza, il ducato passa nelle mani del figlio Galeazzo Maria che nel 1475 dona il borgo in feudo all’amante Lucia Marliani, della famiglia dei podestà di Melzo. Il tutto dura poco, perché dopo la morte di Galeazzo la Marliani è costretta da Lodovico il Moro, signore di Milano, a rinunciare al feudo.
Le guerre sembrano non finire e il re di Francia, abbandonando Lodovico il Moro, si allea con i veneziani affidando il comando del suo esercito al capitano Gian Giacomo Trivulzio che, dopo tortuose guerre, sconfigge Lodovico il Moro. Il Trivulzio viene ricompensato da Luigi XII prendendo possesso di Melzo, correva il 6 settembre 1499. Questo segna il passaggio di Melzo da feudo a marchesato.
Nel 1522 Melzo non resiste all’ attacco della fanteria del marchese di Pescara, questo significa che i Trivulzio perdono il possesso della signoria melzese riacquistata dagli stessi nel 1532.
L’autonomia del borgo
Con il passare del tempo il feudo di Melzo, con le sue problematiche e la sua gestione, si allontana sempre di più dai signori milanesi, la cui figura autoritaria lascia il posto alla presenza del podestà incaricato di seguire più da vicino le vicende del borgo. Nel 1556 si assiste alla definitiva dominazione spagnola del borgo melzese, questa si protrae per tutto il XVII secolo. Questo periodo rappresenta per Melzo un momento difficile, in quanto è gravata da nuove tasse, con un’agricoltura che si sta impoverendo perché relegata nelle mani di poche persone. Conseguenza di ciò è il forte peggioramento delle condizioni di vita del borgo. Nel 1678 muore il principe Antonio Teodoro Trivulzio senza lasciare eredi, quindi il suo vasto feudo viene messo in vendita. I benestanti e i possidenti partecipano all’asta e il feudo di Melzo riacquista l’autonomia: corre il 3 maggio 1691.
Sei, Sette e Ottocento nel borgo
In questo periodo le notizie ritornano ad essere frammentarie: si parla di frequenti epidemie e pesti durante il Seicento, e della continua perdita e riconquista dell’autonomia comunale durante tutto il Settecento. Melzo è centro agricolo tra i maggiori del territorio e vede sorgere diverse manifatture tessili.
Nel 1770 viene costruito un ospedale per volere di Maria Teresa d’Austria, chiamato Santa Maria delle Stelle, invece per quanto concerne l’istruzione si deve attendere il1823 perché venga costruita una scuola pubblica.
L’Ottocento rappresenta per Melzo un periodo di nuova funzionalità del sistema d’irrigazione delle campagne, che progredisce con le nuove ed importanti trasformazioni economiche. A questo punto, il borgo si dimostra più consono alle esigenze di una popolazione che va sempre più raffinandosi anche nello stile abitativo.
- Palazzo Trivulzio viene comprato nel 1886 dal Comune per adibirlo a sede delle scuole elementari e dell’asilo infantile;
- Attorno ai cortili si riunisce e si svolge la vita cittadina quotidiana.
Dopo la riapertura dei filatoi nel 1838, la manifattura tessile diventa il settore economico trainante di questo nuovo impulso produttivo. Carlo Ghisleri fonda uno stabilimento per la lavorazione della seta; importante è anche la lavorazione del cuoio e del pellame. Il più antico laboratorio risale al 1838, per opera di Giuseppe Casanova. L’8 gennaio 1860 furono indette le prime elezioni per il Sindaco di Melzo e vennero vinte dallo stesso Casanova.
La seconda parte di questa evoluzione economica vede un cedimento nella produzione tessile, a favore di quella casearia ed in seguito metalmeccanica. E’ il 1896 quando, nella Cascina Triulza, arriva Egidio Galbani come lattaio, che già lavorava in un’azienda casearia a Maggianico di Lecco, producendo la Robiola ed un formaggio chiamato Margherita.
Il 1906 è l’anno in cui viene attribuita a Galbani l’ideazione del “Bel Paese”: si presenta con una consistenza similare al burro, di sapore dolce; questo vestirà gli abiti di un successo ottenuto su scala mondiale. Inizia anche l’attività degli Invernizzi, il cui nome oggi è conosciuto in tutto il mondo. Il noto marchio della casa suddetta fu fondato nel 1928.
Il Novecento
L’esperienza fascista trova in Melzo un nucleo urbano profondamente cambiato. Presunta responsabile di questa mutazione sembra essere stata l’affluenza immigratoria che dagli anni Venti spinge dal bresciano, dal cremonese e dal cremasco.
Si vede un’espansione della periferia a discapito del centro del borgo: è lasciato al completo degrado ed abbandono. Con gli anni Sessanta si apre forse il decennio di massimo disordine, legato alla continua e forte ondata migratoria. Nel 1971 Melzo tocca e supera i 17.000 abitanti.
Gli anni Settanta vedono consolidarsi un nuovo ordine urbanistico, reso visibile dall’adozione del nuovo Piano Regolatore e di piani di recupero del centro storico.
Il decennio successivo si configura, per Melzo, come un anno di crescita del settore terziario avanzato, dell’insediamento di un nuovo stabilimento editoriale, della diffusione di nuovi esercizi commerciali e della fine della proprietà dei grandi complessi industriali.
Per venire ai giorni nostri il cinema Arcadia, grande complesso di alta tecnologia per la visione di film, rappresenta il simbolo di un effettivo cambiamento in atto. Soggetti a modifiche di miglioramento sono anche gli edifici storici, quale Palazzo Trivulzio: attraverso una compiuta ristrutturazione edilizia si sono riscoperti perduti affreschi pittorici.
Oggi è difficile trovare nella campagna trasformata da un paesaggio urbano in rapido cambiamento le origini contadine di una città che nei secoli ha visto la frammentazione delle proprie tradizioni, ma che nello stesso tempo ha saputo gestire lo sviluppo socio-economico senza perdere la memoria del proprio passato.